Personaggi Illustri
MANCINI Pietro
(Malito 1876 - Cosenza 1968)
Avvocato penalista diede lustro al Foro cosentino. Nel 1919 pose la candidatura a deputato capeggiando la lista presentata dai Socialisti nel collegio di Cosenza ma, essendo il partito ancora in fase organizzativa, non risultò, sebbene i Socialisti avessero concentrato su di lui tutti i loro voti. Fu eletto invece nel 1921 sicchè entrò a Montecitorio fra i deputati della circoscrizione calabrese della XXVI legislatura e, dal 1923, fece parte del direttorio del gruppo parlamentare del Partito Socialista Massimalista. Riconfermato il mandato anche per la legislatura successiva, fu tra gli aventiniani e, come tale, nel 1926 fu dichiarato decaduto dal mandato parlamentare.
Sotto il fascismo fu, per qualche tempo, assegnato al confino di polizia. Dopo l'8 settembre del 1943, mentre la Calabria era occupata dalle truppe anglo-americane, Mancini fu nominato prefetto della provincia di Cosenza, dietro indicazione dei fuoriusciti italiani. Chiamato al Governo quale ministro senza portafoglio nel terzo Gabinetto Badoglio, fece parte della Commissione che dirigeva e coadiuvava l'opera dei ministri e della quale erano membri anche Croce, Togliatti, Sforza e Rodinò. Il 18 giugno 1944 fu nominato ministro dei Lavori Pubblici nel primo Gabinetto Bonomi. Consultore nazionale, quale ex-membro di Governo, fu vice presidente della Commissione Ricostruzione, Lavori Pubblici, Comunicazioni e, dal 9 gennaio 1946, vice presidente della Consulta stessa. Eletto deputato all'Assemblea Costituente, fece parte della Commissione dei 75 e, in seno alla stessa, della Prima Sottocommissione incaricata di elaborare le norme relative ai diritti e doveri dei cittadini; in Assemblea si dichiarò contrario all'inserimento dei Patti Lateranensi nella Costituzione e al divieto di iscrizione dei magistrati ai partiti politici, mentre si dichiarò favorevole all'ammissione delle donne nella magistratura e nelle giurie. Durante la I° legislatura fu uno dei sei calabresi nominati senatori a norma della III disposizione transitoria della Costituzione. In tale qualità fu membro della Giunta del Regolamento, di varie Commissioni Permanenti (Lavori Pubblici, Trasporti, Poste e Telecomunicazioni, Marina Mercantile) e di alcune Commissioni Speciali tra le quali quella per l'esame del disegno di legge riguardante la città di Napoli. Non perse mai il rapporto col paese d'origine e la sua gente. Tornava spesso, nella residenza montana di Aria Rossa.
Antifascista e meridionalista convinto, grazie alla chiarezza delle proprie idee allargò sempre più il consenso attorno a se nell'hinterland e in tutta la regione. Con la fine di quella legislatura, Pietro Mancini si ritirava a vita privata, dopo essere stato, per oltre trent'anni, tra i maggiori protagonisti del Partito Socialista Italiano, di cui egli ebbe a dire che ha "un nome licente di lotte, di vittorie e di indipendenza".